venerdì 22 giugno 2007

Sempre su "Traversate" (2)

Un altro passo interessante e ricco di emozione è quello in cui l'autore descrive la vita che incontra durante una camminata nel centro di Tangeri e specialmente nel suo mercato:
"Al mercato non si bada alle ore, ci si prende tutto il tempo necessario per discutere, per contrattare, per informarsi della salute di un vecchio amico, del matrimonio della figlia del vicino, degli affari di quel vecchio compare che ha poi cambiato quartiere...
Tutte quelle inezie che fanno la vita, tessuto vivo di prossimità, di scambi, di contrasti che rendono impossibile l'anonimato. La folla qui non è solitaria, ma è dunque solidale? Per lo meno, non è indifferente.
Andando avanti nel mercato, ho la curiosa sensazione di sentirmi portato. Cos'è che fa in modo che tutto questo stia insieme? So bene che dietro quest'apparente gioia di vivere si celano realtà sordide, che dei bambini vengono lasciati in stato d'abbandono, che proliferano innominabili traffici... E tuttavia sento che il ritmo, che dà al mercato aspetti così peculiari, non è ingannevole. Risponde a una pulsazione interna, a un'arte dell'accordo tra esseri che sembra seguire una partitura segreta, scritta sul filo di scambi e trattative, seguendo i passi di tutti coloro che vengono qui per vendere o comprare".
Credo che queste pulsazioni di vita siano sempre più difficili da trovare nelle nostre città. La spontaneità con la quale avvengono in Paesi come il Marocco ha un fascino davvero eterno, non ha caso ha stregato tanti artisti nel passato.

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