giovedì 14 giugno 2007

Colloqui o pagliacciate?


I colloqui di lavoro...

Avrei fatto a meno di parlarne senonchè mi è capitato proprio ieri di "inciampare" in un famigerato colloquio per la Randstad, nota società interinale. Dico subito di essere stato un pesce fuor d'acqua dal momento che la gente presente era tutta di provata esperienza, ma come si dice in questi casi, vedere non fa mai male...

E male fu!

Era da tempo che non andavo più a colloqui di gruppo, quelli beninteso che ti testano in ogni modo mettendoti uno contro l'altro con l'esigenza di trovare "il" presunto migliore. Così alla mattina, a Bologna ho assistito a uno spettacolo per certi versi ridicolo. Vedi facce da squalo appena entri nella stanza, pardon nell'arena, dove ognuno sembra essere un pianeta a sè, portatore della "risposta", conoscitore unico della strada del successo. Così anche chiedere per favore un foglio diventa dimostrazione di lesa maestà.
Il colloquio si è poi svolto secondo un clichè ormai trito e ritrito. Si dà in pasto ai concorrenti un problema aziendale per vedere chi sta a galla e chi no.

E vedi di tutto!

La laureata in lettere che all'improvviso ti snocciola un articolo del codice sconosciuto, l'esperta in marketing che la mette su un'altro piano, quella navigata in azienda che la sa sicuramente meglio degli altri, quello dal sorriso Durbans che dimostra la sua infallibilità nel leggere la mente umana, la scosciatona che andrebbe bene per tante altre cose... Insomma, una carrellata di sapientoni per spiegare come fare ad afrontare un cliente inadempiente. Forse il cliente è più sapientone ti vien da pensare...
Poi c'è il meglio, la prova numero 2!
Si trattava di proporre un oggetto per il regalo di Natale dei dipendenti della filiale. I regali erano di dubbia utilità, io avevo una corda che misurava le volte effettive di salto..., e qui onestamente mi è sembrata uan vera pagliacciata!
Quello col sorriso Durbans cercava di convincere che il lustrascarpe era originale , e fin qua..., ma addirittura introvabile sul mercato e dal successo sicuro! l'occhialuta navigata propendeva sulla genialata di un povero portapenne, povera lei..., mentre la laureata in lettere sosteneva che al giorno d'oggi non si può non avere un k-way con obrellino, io non c'ho manco l'ombrellino....
Chi ha ha vinto?
Uno schifosissimo thermos di un neolaureato in storia, il quale non ha trovato nulla di meglio da dire se non che, forse, effettivamente, può servire... Ma va'...
Dopo questa pagliacciata la giuria dovrebbe scegliere le menti che guideranno le filiali della società.

Ma una domanda è d'obbligo:
come si fa a decidere un'assunzione da un colloquio come questo???
Come mai bisogna lottare con le armi della falsità, quando non della furbizia, per cercare di convincere chi deve decidere??
Ma soprattutto: perchè vendere l'anima per il lavoro????

Nessun commento: