lunedì 25 giugno 2007

Quando la musica mi rapisce...

Raramente una canzone italiana mi prende e mi porta con sè... E' accaduto con "Fortuna" di Mario Venuti qualche anno fa e ogni volta che l'ascolto mi lascia sempre quella sensazione di spiaggia brasiliana e di infinita calma e serenità che infonde. Eh sì, perchè il video è proprio girato in Brasile e si vedono i ragazzini che giocano sulle spiagge enormi e le palme e l'acqua... L'ho sentita stamattina al Conad del mio paese e di colpo sono stato trasportato in una dimensione di mere e sole che è sempre nei miei sogni...
Ma sì in fondo in agosto...

Mario Venuti
(1994)

Nato danzando
sul naso del mondo
Fortuna inventa la bellezza
nell'abbraccio delle sue tante famiglie,
madri e sorelle che si curano di lui
e sguardi di sirene
che riposano negli angoli
di casa sua.

Questo ragazzo
di quarant'anni
ha amato un uomo e poi una donna
Mi racconta
che ha passato un anno e mezzo
in una comune nello stato di Bahia,
ed anche se da tempo è ritornato
sarà sempre un figlio
di Iemanjá, di Iemanjá.

Dimmi se questa è o non è magia
axé axé fortuna a te
chi dice che non è vero
siamo obbligati ad essere felici.

Dimmi se questa è o non è magia
axé axé fortuna a te.
Storie di chi rimane
e chi invece lascia tutto e se ne va.

Qui sono a riva
nella spuma di un'onda
e qui invece mentre ballo il samba
certe volte
io vorrei saperne meno
di come va il mondo,
ormai non mi sorprende più
sentire ancora un soffio
di purezza essere terra,
selva vergine, vergine.

Dimmi se questa è o non è magia
axé axé fortuna a te
chi dice che non è vero
siamo obbligati ad essere felici.
Dimmi se questa è o non è magia
axé axé fortuna a te
storie di chi rimane
e chi invece lascia tutto e se ne va.

sabato 23 giugno 2007

Sono nati!!!

Era da tempo che la mia dolcissima Kety stava covando qualcosa...

Ieri l'altro il veterinario mi ha detto che stavano per arrivare dei gattini, che era questione di giorni, che aveva sentito le testine nella pancia... insomma bisognava solo aspettare...
E così questa mattina verso le 7.00 il sottoscritto super addormentato e stravaccato sul suo letto ha cominciato a sentire dei miagolii lontani e tenerissimi e ho capito che avrei avuto delle novità l'indomani! La notte precedente Kety (nella foto a 3 mesi) aveva mostrato segni di frenesia con miagolii che lasciavano presagire la cosa. Si era scelta anche il posto, il mio armadio (!!!) all'interno del quale ho provveduto a mettere un panno.

Che piiiiiiiiiiiccola!!!!!!
La mia adorabile gattina!!!!!!!!
C'è qualcuno all'ascolto che vuole un tenero gattino rosso?
Non si sa mai...

E' la prima volta che mi capita di assistere ad un parto, nuovi esseri viventi che vengono alla luce. La vita viene svelata e ci appare nella sua più tenera realtà. La commozione è d'obbligo.
E' un'emozione stupenda e ringrazio Dio di avermela regalata!!!
E chissà che un giorno...

venerdì 22 giugno 2007

Sempre su "Traversate" (2)

Un altro passo interessante e ricco di emozione è quello in cui l'autore descrive la vita che incontra durante una camminata nel centro di Tangeri e specialmente nel suo mercato:
"Al mercato non si bada alle ore, ci si prende tutto il tempo necessario per discutere, per contrattare, per informarsi della salute di un vecchio amico, del matrimonio della figlia del vicino, degli affari di quel vecchio compare che ha poi cambiato quartiere...
Tutte quelle inezie che fanno la vita, tessuto vivo di prossimità, di scambi, di contrasti che rendono impossibile l'anonimato. La folla qui non è solitaria, ma è dunque solidale? Per lo meno, non è indifferente.
Andando avanti nel mercato, ho la curiosa sensazione di sentirmi portato. Cos'è che fa in modo che tutto questo stia insieme? So bene che dietro quest'apparente gioia di vivere si celano realtà sordide, che dei bambini vengono lasciati in stato d'abbandono, che proliferano innominabili traffici... E tuttavia sento che il ritmo, che dà al mercato aspetti così peculiari, non è ingannevole. Risponde a una pulsazione interna, a un'arte dell'accordo tra esseri che sembra seguire una partitura segreta, scritta sul filo di scambi e trattative, seguendo i passi di tutti coloro che vengono qui per vendere o comprare".
Credo che queste pulsazioni di vita siano sempre più difficili da trovare nelle nostre città. La spontaneità con la quale avvengono in Paesi come il Marocco ha un fascino davvero eterno, non ha caso ha stregato tanti artisti nel passato.

Sempre su "Traversate" (1)

Cito alcuni passi del libro che ho introdotto nell'ultimo post. L'autore affronta con vari personaggi dell'Africa settentrionale la questione del dualismo islam-occidente e ne risultano vari discorsi interessanti:

"Cosa ci può mai proporre di attraente il mondo attuale? Perchè bisognerebbe adeguarvisi? In nome di quali valori o seguendo quali modelli? Il tempo dell'imitazione è passato, lo sai. L'Occidente non ha alcuna lezione da darci. Il tempo delle colonie è finito. La civiltà che ha la pretesa d'incarnare è triste, mortifera e soltanto commerciale. Credi veramente che rinuncerò a quel che sono per questo? Che abbandonerò la mia maniera di vivere? Lo sai, il lavoro è stato solo uno fra altri impegni e, di certo, non quello essenziale della mia vita; ma vorrai che faccia come tutti quei pazzi, sai quelli che ho visto l'ultima volta nel quartiere della Défense, tipi che non sanno nemmeno dietro a cosa corrono? E' questo che ci proponi come modello per il futuro, è questo che opponi alla nostalgia? Oh, viaggiatore, tu te ne fotti di me, sei sicuro di essere veramente mediterraneo?"
L'identità mediterranea è ben sviluppata e se vogliamo non è sufficientemente presa in considerazione da noi italiani. Non riusciamo più a riconoscerci mediteranei prima ancora che occidentali! Ci vedono anche così dall'altra sponda del mare...ma noi sembriamo indifferenti, come se non ci appartenesse più...

martedì 19 giugno 2007

Dreaming the Mediterranean

Il libro che sto leggendo è splendido e avrei voluto scriverlo io.

E' uno di quei libri che ti prendono dall'inizio, che senti tuo, che lambisce la tua immaginazione e il tuo profondo. Insomma che tocca quelle corde che sono le tue più importanti e sensibili. Si tratta di un resoconto di un viaggio fatto da uno scrittore francese tra letteratura e realtà. Anzi, quando la letteratura e le fonti del passato riescono a dare uan chiave di lettura agli avvenimenti che hanno contraddistinto il Mediterraneo. Perchè è proprio questo il vero protagonista del libro. Il mare che ne ha viste di tutti i colori, nel quale si sono svolte battaglie epiche e che è stato teatro dello scontro tra saraceni ed europei. La chiave di lettura che Fabre ci vuole sottoporre è proprio la ricerca delle radici comuni, di un qualcosa che ci deve legare al mondo arabo, "all'altro mondo", quello da sempre non accettato e mal sopportato, soprattutto in un'epoca come questa.
Lo devo ancora finire di leggere, anzi sono solo all'inizio, ma il tono poetico, sognatore, evocatore di Fabre mi ha conquistato appieno! E poi ci sono i posti, le città che visita: tra le altre comincia da Lérins, le isole al largo di Cannes da dove comincia la narrazione (e penso si concluderà...).
Il sottoscritto le ha viste per 2 volte e parte delle emozioni vissute da Fabre sono da me ampiamente condivisibili. L'incanto, la pace che risiede, così diversa dal chiasso e dal lusso della Costa Azzurra sono davvero sublimi e come Fabre sottolinea è bello lasciarsi traspostare dalle onde per immaginare il più lontano Mediterraneo...

venerdì 15 giugno 2007

Sonhando O Paraiso...

stavolta credo sia fatta....
another time in Portugal...
in agosto...

questa volta al sud in Algarve...
che sia la volta buona per restarci???
parlano le immagini....





















































































giovedì 14 giugno 2007

Colloqui o pagliacciate?


I colloqui di lavoro...

Avrei fatto a meno di parlarne senonchè mi è capitato proprio ieri di "inciampare" in un famigerato colloquio per la Randstad, nota società interinale. Dico subito di essere stato un pesce fuor d'acqua dal momento che la gente presente era tutta di provata esperienza, ma come si dice in questi casi, vedere non fa mai male...

E male fu!

Era da tempo che non andavo più a colloqui di gruppo, quelli beninteso che ti testano in ogni modo mettendoti uno contro l'altro con l'esigenza di trovare "il" presunto migliore. Così alla mattina, a Bologna ho assistito a uno spettacolo per certi versi ridicolo. Vedi facce da squalo appena entri nella stanza, pardon nell'arena, dove ognuno sembra essere un pianeta a sè, portatore della "risposta", conoscitore unico della strada del successo. Così anche chiedere per favore un foglio diventa dimostrazione di lesa maestà.
Il colloquio si è poi svolto secondo un clichè ormai trito e ritrito. Si dà in pasto ai concorrenti un problema aziendale per vedere chi sta a galla e chi no.

E vedi di tutto!

La laureata in lettere che all'improvviso ti snocciola un articolo del codice sconosciuto, l'esperta in marketing che la mette su un'altro piano, quella navigata in azienda che la sa sicuramente meglio degli altri, quello dal sorriso Durbans che dimostra la sua infallibilità nel leggere la mente umana, la scosciatona che andrebbe bene per tante altre cose... Insomma, una carrellata di sapientoni per spiegare come fare ad afrontare un cliente inadempiente. Forse il cliente è più sapientone ti vien da pensare...
Poi c'è il meglio, la prova numero 2!
Si trattava di proporre un oggetto per il regalo di Natale dei dipendenti della filiale. I regali erano di dubbia utilità, io avevo una corda che misurava le volte effettive di salto..., e qui onestamente mi è sembrata uan vera pagliacciata!
Quello col sorriso Durbans cercava di convincere che il lustrascarpe era originale , e fin qua..., ma addirittura introvabile sul mercato e dal successo sicuro! l'occhialuta navigata propendeva sulla genialata di un povero portapenne, povera lei..., mentre la laureata in lettere sosteneva che al giorno d'oggi non si può non avere un k-way con obrellino, io non c'ho manco l'ombrellino....
Chi ha ha vinto?
Uno schifosissimo thermos di un neolaureato in storia, il quale non ha trovato nulla di meglio da dire se non che, forse, effettivamente, può servire... Ma va'...
Dopo questa pagliacciata la giuria dovrebbe scegliere le menti che guideranno le filiali della società.

Ma una domanda è d'obbligo:
come si fa a decidere un'assunzione da un colloquio come questo???
Come mai bisogna lottare con le armi della falsità, quando non della furbizia, per cercare di convincere chi deve decidere??
Ma soprattutto: perchè vendere l'anima per il lavoro????

venerdì 8 giugno 2007

Pressapochismo italiano

Nella nostra italietta che sembra sempre arrancare in ogni campo, uno degli aspetti più negativi riscontrabili pressochè dappertutto è una certa mancanza di professionalità nel lavoro.

Intendiamoci, esistono tante ambiti validi, moderni e all'avanguardia nel nostro Paese, ma in ognuno di essi sono riscontrabili i sintomi del decadimento, dell'impoverimento, della trascuratezza e di una certa lacuna professionale di chi è dentro alle cose.
Bisognerebbe analizzare gli approcci al lavoro dell'italiano medio per poter avere un' idea di come all'improvviso quello che funzionava benissimo ieri salta per aria oggi...
Non è facile, ma non è certo una materia nuova.
Provo a elencare qualche punto:
- siamo un popolo perennemente devoto all'ozio, un vizio riscontrabile sia ai livelli più bassi, che a quelli più alti,
- sentiamo il lavoro come un obbligo, un peso. Quando vedo gli extracomunitari presenti da noi riscontro tutt'altro: una gran voglia di fare! Certo, loro hanno fame! Ma non è solo per questo. Un pakistano che apre un negozio e lavora ininterrottamente per almeno 6 giorni alla settimana non lo fa solo perchè ha necessità di guadagnare, ma forse perchè non sente il peso del lavoro come un qualcosa di fastidioso, quando non insostenibile.
- la tristezza di prendere uno stipendio non adeguato ci mette nelle condizioni di non sentirci motivati nel lavoro. E' di sicuro un motivo importante, ma non sufficiente a giustificare la mancanza di professionalità!

In questi giorni mi è capitato più volte di assistere a situazioni di pressapochismo devastante, sia nel campo pubblico che privato. Sono segnali preoccupanti per chi come me sta cercando di costruire un futuro in quasto Paese.

venerdì 1 giugno 2007

Una questione di rispetto

Credo che il programma di ieri sera "Anno Zero" di Santoro abbia messo in risalto un'esigenza che si avverte sempre di più all'interno del nostro mondo: la ricerca di un dialogo tra il mondo religioso e quello scientifico e ateo. Ovviamente è sempre stato un dialogo difficile e tale forse resterà. Ma per chi come me cerca un equilibrio tra le due parti perchè entrambe sono importanti all'interno della società, ambisce a vedere il raggiungimento di un punto di dialogo e di comprensione efficace.
Vedere Monsignor Fisichella additato, un po' schernito dai soliti sapientoni-teste piene del nostro tempo non è una bella cosa per un cristiano e, penso, neanche per uan persona di buon senso atea. Non mi è sembrato un confronto duro e irrispettoso, quanto un'arena dove sottilmente si cercava di mettere in cattiva luce la Chiesa, di trovare ogni appiglio per accusarla o per denigrarla. L'inviato della BBC, autore del servizio scandalo, sembrava il giudice sopra tutto che ghignava, accusava e affrontava il Monsignore come una persona qualsiasi...
Bisognerebbe prendere in considerazione 2 cose quando si affronta la Chiesa:

- la società atea e bigotta proviene in fondo dalla stessa matrice cattolica che ha plasmato nei secoli il nostro continente. Quindi, che lo si voglia o no, Odifreddi e Fisichella appartengono comunque a un pensiero che ha una radice comune;

- il rispetto per le persone aumenta a maggior ragione quando il soggetto proviene da un ambito religioso, qualsiasi sia la religione in questione. Non è una questione di casta o roba del genere. E' una questione di rispetto, che deve essere sì verso tutti, ma che inevitabilmente non può essere lo stesso per tutti.